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Ecco perché serve un nuovo «patto» tra medici e pazienti oncologici

La medicina di precisione permette l’accesso a terapie personalizzate efficaci ma è difficile da comprendere per i pazienti. La proposta di Salute Donna, Associazioni di pazienti e medici: migliorare la comunicazione nei percorsi di cura, a partire dalla diagnosi, puntando su lealtà, ascolto, fiducia, coinvolgimento di malati e dottori

 

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Articolo di Maria Giovanna Faiella su Corriere della Sera

I progressi della ricerca, la medicina di precisione e internet stanno cambiando la comunicazione tra medici e pazienti oncologici, che oggi sono oltre 3 milioni e aumentano al ritmo del 3% ogni anno. Oggi un malato vuole sapere perché un determinato test genetico o un farmaco innovativo vengono prescritti ad altri e non a lui o vuole informazioni chiare e puntuali se il dottore decide, per esempio, di variare la terapia sostituendo un farmaco biotecnologico con un biosimilare. Da qui la necessità di una nuova alleanza terapeutica tra medici e pazienti onco-ematologici per migliorare la comunicazione in tutti i passaggi del percorso di cura: dalla diagnosi al consenso informato, dalle scelte terapeutiche alla partecipazione agli studi clinici fino all’assistenza sul territorio. Ne hanno discusso a Roma, nel corso della tavola rotonda «Il patto medico-paziente in onco-ematologia: la corretta informazione come valore e responsabilità», rappresentanti delle associazioni dei pazienti, dell’intergruppo parlamentare «Insieme per un impegno contro il cancro» e membri della commissione scientifica del progetto «La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere» che ha preso il via nel 2014, promosso e coordinato da Salute Donna onlus. continua a leggere