La comunicazione condiziona l’esito della terapia: una nuova ricerca dimostra la relazione anche in termini neurobiologici

treatment-4099432_1920La comunicazione condiziona l’esito della terapia: una nuova ricerca dimostra la relazione anche in termini neurobiologici

“Ne uccide più la lingua che la spada” recita un antico proverbio, che oggi trova un fondamento scientifico reale laddove si sostituisca la spada con la malattia, e la lingua con la comunicazione tra il medico e il paziente.

Una innovativa ricerca sperimentale (F.I.O.R.E. 2 – Functional Imaging of Reinforcement Effects) ha infatti osservato gli effetti cerebrali di una comunicazione negativa, attraverso indagini di visualizzazione realizzate con una risonanza magnetica funzionale. Alla sperimentazione si sono sottoposti trenta volontari sani di entrambi i sessi, di età compresa fra i 19 e i 33 anni, su cui sono stati applicati anche test di valutazione della personalità e dell’affettività.

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Televisita – Manuale di comunicazione e linee guida nazionali di telemedicina

temediPresentazione online il 24 giugno 2022 alle ore 17:00 del libro “Televisita – Manuale di comunicazione e linee guida nazionali di telemedicina”, organizzato da Aonia Edizioni con il patrocinio di Gruppo Italiano Felicità e Salute Positiva e Società Italiana di Medicina Narrativa.

Programma: Narrazione e comunicazione​ (Stefania Polvani​), Un modello per comunicare​ (Carlo Mazzatenta), Insegnare a comunicare​ (Sergio Ardis). Interverranno​ Dario Nieri, Margherita Biagini, Guido Miccinesi, Monica Torre.​

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Corpi narranti: dialogo con Arthur Frank

corpi narrantiLunedì 6 giugno, a partire dalle 17.00, appuntamento con “Corpi narranti: dialogo con Arthur Frank”, seminario di medicina narrativa con l’autore de “Il Narratore ferito“.  Modera l’incontro Christian Delorenzo, che ha curato l’edizione italiana recentemente pubblicata da Einaudi. Seguirà una tavola rotonda con Enrico Pozzi (Il corpo astratto del narratore ferito) , Rossella Ghighi (La narratrice ferita? Quando a parlare è l’Altro)  e Giovanni Pizza (I corpi e l’antropologia medica).

L’evento online, gratuito e aperto al pubblico è organizzato da AIS – Sociologia della salute e della medicina – e da SIMeN Società Italiana di Medicina Narrativa.

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Medicina narrativa, a Perugia convegno con oltre 300 sanitari: «Approccio dagli effetti benefici»

simenIl confronto nella sede del Dipartimento di Medicina: «Anche in Umbria c’è stato un fiorente sviluppo dell’approccio narrativo»

Si è svolto a Perugia, alla presenza di oltre 300 tra medici, operatori sanitari, socio-sanitari e educativi, provenienti da tutta l’Umbria e di numerosi studenti universitari dei corsi di laurea sanitari, il convegno regionale «La medicina narrativa nella pratica clinica: esperienze umbre a confronto» . Erano presenti il direttore del dipartimento di Medicina dell’Università di Perugia Nicola Talesa, il direttore della sanità regionale Massimo Braganti e il direttore generale facente funzione dell’azienda ospedaliera di Perugia Giuseppe De Filippis. La medicina narrativa (Narrative based medicine) – spiegano i promotori in una nota – ha visto il suo esordio dagli anni ’90 a opera della fondatrice Rita Charon, medico internista e docente di Clinica medica alla Columbia University di New York.

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Il bisogno di sviluppare competenze e integrare le metodologie narrative nella telemedicina: nuove prospettive nel post-pandemia

4 maggio cristina cenci  La pandemia ci ha digitalizzati molto velocemente, accelerando processi tecnologici e socioculturali forse anche troppo          rapidamente. Con il dissolversi dell’emergenza, è ora importante fare il punto su ciò che abbiamo imparato dall’esperienza del covid-19, provvedendo a sanare il gap creato tra l’effettiva disponibilità di strumenti, le modalità di utilizzo e la rispondenza a criteri di affidabilità.

Il post-pandemia ci pone dunque davanti a nuove prospettive, in cui emerge chiaramente la necessità di sviluppare adeguate competenze, nonché ideare precise metodologie narrative nella telemedicina.

Ne parla Cristina Cenci, antropologa e ideatrice della start-up Digital Narrative Medicine (DNM), in una lezione agli studenti della Facoltà di Medicina dell’Università La Sapienza di Roma, presso il Building Universitario dell’AUO Sant’Andrea. L’intervento è stato inserito nel ciclo di incontri coordinati dal Prof. Marco Testa, docente di Medicina Narrativa.

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Medicina narrativa e telemedicina: nuove prospettive nel post-pandemia

4 maggio cristina cenci Mercoledì 4 maggio, dalle 14:30 alle 17:30 un nuovo appuntamento con il corso di Medicina Narrativa coordinato dal Prof. Marco Testa per gli studenti   della facoltà di Medicina dell’Università La Sapienza, presso il Building Universitario dell’AOU Sant’Andrea di Roma.

Relatrice Cristina Cenci, antropologa che da anni porta avanti una etnografia delle conversazioni online su patologie e farmaci e ha ideato Digital   Narrative Medicine (DNM) la prima piattaforma digitale per l’applicazione della medicina narrativa nella pratica clinica. Tema dell’incontro le nuove   prospettive della medicina narrativa e telemedicina nel post-pandemia.

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7th International Meeting on New Drugs and New Insight in Breast Cancer

uni Si svolge a Roma il 22 e 23 aprile, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico Gemelli, il Meeting Internazionale dedicato alle nuove   scoperte farmaceutiche e alle nuove conoscenze sul tumore al seno. L’incontro, giunto quest’anno alla sua settima edizione, vede la partecipazione di   numerosi esperti, specialmente medici oncologi, e una particolare sessione dedicata alla ricerca traslazionale.

Tra le novità di questa edizione, uno speciale spazio dedicato alla Medicina Narrativa, con l’intervento di Maria Cecilia Cercato, oncologa IRCCS, e Cristina Cenci, antropologa e fondatrice di DNM – Digital Narrative Medicine, che illustreranno il percorso svolto presso l’IFO – Istituto Tumori Regina Elena.

 

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“Il Narratore Ferito”: il bisogno di raccontare la malattia nell’opera di Arthur W. Frank curata da Christian Delorenzo

narratore ferito

È un viaggio nelle narrazioni, quello compiuto dal sociologo canadese Arthur W. Frank nel momento in cui teme di non avere più tempo a causa di una sospetta recidiva del tumore che lo aveva colpito pochi anni prima. Il narratore ferito nasce così, come un’impellente necessità di riunire storie attorno alla malattia, dare voce al corpo e rendergli la sua dimensione essenziale, anche nel racconto.

Il saggio di Frank, uno tra i classici della medicina narrativa, crea un dialogo continuo tra moltissime storie, non senza l’obiettivo etico di una comunicazione che è capace di farsi comunione. “Le persone malate – sottolinea Frank citando Linda Garro – possono aiutare gli altri a capire quello che conta davvero”.

La malattia, dunque, per Frank non è più solo evento accidentale, negativo, da arginare. Ma soprattutto non è una condizione da censurare, qualcosa che viene vissuto esclusivamente in privato e in silenzio, come accadeva invece negli anni Novanta del secolo scorso, quando Il narratore ferito viene pubblicato in prima edizione.

La malattia, per Frank, è parte della storia, in alcuni casi addirittura “occasione”. Sicuramente, inevitabilmente, rappresenta un cambiamento. E non riguarda solo la “persona malata” (non più ridotta a semplice “paziente”), ma coinvolge e modifica anche la realtà circostante.

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Il Narratore Ferito: intervista a Christian Delorenzo

christian delorenzoChristian Delorenzo, già traduttore di Medicina narrativa di Rita Charon (Cortina, 2019), è consulente letterario del Centre Hospitalier Intercommunal de Créteil e dottore di ricerca in medical humanities presso l’Université Paris-Est Créteil, dove insegna Medicina Narrativa agli studenti di medicina del terzo anno.

Dott. Delorenzo, questo libro è nato quasi come una rivendicazione, una necessità di dare voce al corpo malato. Oggi, invece, sembra quasi non si parli di altro. Quali sono le reali conquiste e quali invece i passaggi ancora da compiere nella narrazione della malattia?

Sicuramente, negli ultimi due anni, si è parlato molto della pandemia, che ci ha colpiti a tanti livelli: personale, sanitario, sociale, politico… Forse siamo stati sommersi dalla narrazione di questa specifica condizione.

Tuttavia, non esiste solo il Covid. Altre patologie sono passate sotto silenzio. Moltissimi interventi, per esempio, sono stati deprogrammati, nei momenti di crisi acuta. Il rischio secondario, ora, potrebbe essere quello di tapparsi le orecchie di fronte ad altre condizioni di sofferenza fisica (e non solo fisica).

La ripresa del libro di Frank mi sembra necessaria oggi anche per questo. Ci ricorda che la narrazione della malattia va ascoltata. Sempre. Ma servono strumenti e dispositivi, come quelli che Il narratore ferito fornisce, per poter prestare davvero orecchio al corpo che soffre, e che soffrendo si racconta.

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Il Narratore Ferito e i dispositivi di ascolto in Medicina Narrativa

wooden-cubes-g0733eaf89_1920Ne “Il narratore ferito”, Arthur W. Frank individua tre schemi base: restituzione, caos e ricerca. Come l’autore specifica, non si tratta di categorie tassonomiche, di una rigida gerarchia interpretativa, ma piuttosto di dispositivi di ascolto, anche interagenti fra loro, per favorire una maggiore attenzione nelle varie fasi della malattia, liberando il più possibile il campo da preferenze personali e culturali che possono rappresentare un ennesimo ostacolo all’ascolto.

È una lettura unica e sorprendente, quella che Frank ci offre nel suo primo libro tradotto in italiano, nell’edizione curata dal Dott. Christian Delorenzo per la Piccola Biblioteca Einaudi. Una vera introduzione alla Medicina Narrativa anche per i non addetti ai lavori, con uno sguardo professionale ed emozionale al tempo stesso.

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