Il bisogno di sviluppare competenze e integrare le metodologie narrative nella telemedicina: nuove prospettive nel post-pandemia
La pandemia ci ha digitalizzati molto velocemente, accelerando processi tecnologici e socioculturali forse anche troppo rapidamente. Con il dissolversi dell’emergenza, è ora importante fare il punto su ciò che abbiamo imparato dall’esperienza del covid-19, provvedendo a sanare il gap creato tra l’effettiva disponibilità di strumenti, le modalità di utilizzo e la rispondenza a criteri di affidabilità.
Il post-pandemia ci pone dunque davanti a nuove prospettive, in cui emerge chiaramente la necessità di sviluppare adeguate competenze, nonché ideare precise metodologie narrative nella telemedicina.
Ne parla Cristina Cenci, antropologa e ideatrice della start-up Digital Narrative Medicine (DNM), in una lezione agli studenti della Facoltà di Medicina dell’Università La Sapienza di Roma, presso il Building Universitario dell’AUO Sant’Andrea. L’intervento è stato inserito nel ciclo di incontri coordinati dal Prof. Marco Testa, docente di Medicina Narrativa.





are le capacità di ascolto delle persone in cura, dei loro famigliari, dei medici e delle équipe di cura; facilitare il passaggio dalla cura del “paziente affetto da epilessia” a quella della “persona che vive l’epilessia”; apprendere strumenti da integrare alla propria pratica clinica; costruire un clima di lavoro migliore per se stessi e i colleghi: sono queste alcune delle finalità del “percorso di medicina narrativa nelle epilessie”, organizzato da LICE (Lega Italiana contro l’Epilessia), in collaborazione con ISTUD e Digital Narrative Medicine (DNM), con la partecipazione di SIMeN- Società Italiana di Medicina Narrativa. 

