Guarire con la comunicazione, i vantaggi della medicina narrativa nell’era digitale
Ha scritto Jonathan Franzen che “anche in un mondo di persone che muoiono, nascono sempre nuovi amori“. Questa realtà è una testimonianza del grande impatto che la medicina narrativa si sta guadagnando soprattutto sui social media.
Roberto Zarriello, L’Huffington Post
Comunicare è vedersi, vedere se stessi e riconoscersi, soprattutto quando ci si ammala. Cosa lega la malattia alla comunicazione?
Per rispondere basterebbe fare caso alla lunga scia che il dolore lascia dietro di sé sui social media, quelle piattaforme su cui oggi scorrono le nostre vite-felicità, malumori, piccoli traguardi raggiunti e tanti, tantissimi racconti di malattia.
In particolare su Facebook, il social forse meno raffinato di Twitter ma più amato da chi desidera scrivere senza restrizioni di battitura, sono tanti gli esempi di veri e propri “diari” in cui il dolore è come un pianeta che ha deviato dalla sua orbita tracciando un lungo cammino di stelle: così è, ad esempio, sulla pagina di Severino Cesari, editor di Einaudi Stile Libero, o della scrittrice Simona Vinci: si leggono post intensi, che sono una vera e propria scuola di vita e che per gli autori rappresentano la gioia della condivisione.
Se andiamo nello specifico, la medicina narrativa e le tecnologie digitali avvicinano il bisogno della persona, del paziente, alla risposta della struttura sanitaria per la creazione di percorsi di cura personalizzati e di scelte clinico-assistenziali più complete.
In particolare la tecnologia digitale, unita alla medicina narrativa, ha il grande vantaggio di ridurre il gap, la distanza non solo fisica con la persona, rivoluzionando il rapporto medico-paziente e aprendo la strada a nuovi modelli incentrati sulla personalizzazione dei percorsi di cura.
Si pensi alle applicazioni sulla salute per smartphone e altri dispositivi mobili, alla telemedicina e al telemonitoraggio a distanza, che permettono, in tempo reale, di inviare dati alle centrali di ascolto e di accedere a dati e informazioni sempre aggiornati. Si chiamerà “Digital narrative medicine“ e permetterà di migliorare l’aderenza terapeutica, con una particolare attenzione alle patologie croniche. Continua a leggere