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Cronicità, MICI e adolescenza

In un bel libro intervista, “Il fuoco dentro” , Marco Greco racconta la prima volta che, 15 anni fa, fu invitato alla radio a parlare di malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI): “Ci venne detto esplicitamente che non dovevamo assolutamente usare quattro o cinque delle parole-chiave, e io mi trovai in difficoltà a descrivere la malattia perché, se è vero che la parte intestinale non è l’unica a essere colpita, è comunque preponderante”.

cristina

Cristina Cenci, eColloquia

Il marketing li chiama prodotti vergogna: assorbenti, lassativi, pannolini, preservativi. Tutti quei prodotti che ruotano intorno ai liquidi del corpo e ad alcuni organi, come l’intestino, sembrano essere al centro di rappresentazioni collettive e vissuti che suscitano negazione e rifiuto e vivono negli interstizi opachi della comunicazione sociale. La sfida per chi li deve vendere, e quindi comunicare, è rendere visibile il prodotto, neutralizzandolo dalla vergogna che l’accompagna. E così vediamo circolare immagini di acqua, natura e cascate nella pubblicità di assorbenti e lassativi. Cosa succede se ci troviamo di fronte non a prodotti, ma a corpi “vergogna”? È il dramma identitario delle MICI, in particolare quando si associano all’adolescenza. Più che in altre fasi della vita, il corpo nell’adolescenza è percepito come impuro, da chi lo vive e da chi lo osserva: ha perso l’innocenza rassicurante dell’infanzia, ma è ancora lontano dal raggiungere la forma piena e classificabile dell’adulto. continua a leggere