Tumori: non solo farmaci. I malati si curano anche con le parole
Una corretta informazione, insieme a un buon rapporto fra medico e paziente, importante quanto una vera e propria medicina. Ma l’Italia è arretrata
Quasi due milioni di italiani possono essere considerati a tutti gli effetti guariti dal cancro. E il numero di quanti superano un tumore o ci convivono a lungo, grazie a terapie sempre più efficaci in grado di trasformarlo in una «malattia cronica» è in crescita costante. Ma se le cure innovative sono certo indispensabili, ad essere fondamentale è anche il rapporto fra il medico, il malato e la sua famiglia. Non è solo una questione etica o morale, ma anche una faccenda concreta, visto che diversi studi scientifici hanno dimostrato che un malato consapevole aderisce meglio alle cure, con maggiore soddisfazione (e minori costi, sprechi e fatiche) per tutti. Purtroppo però l’Italia su questo fronte è indietro: basti pensare che la comunicazione non fa ancora parte della preparazione professionale degli oncologi.
«I dati della letteratura internazionale dimostrano che una comunicazione efficace aumenta la soddisfazione e l’adesione alle terapie del malato oncologico, aiuta a prevenirne il burn out (cioè il logorio psicofisico dei clinici) e a ridurre le controversie medico legali dice Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro durante il convegno nazionale organizzato oggi alla Camera dei Deputati in occasione dei due anni di attività della Fondazione -. È una vera e propria risorsa per il sistema sanitario in grado di garantire risparmi nel lungo periodo: in questo modo inoltre l’assistenza costerà meno». La formazione dei futuri medici a una corretta comunicazione con il paziente è uno dei punti dolenti dell’oncologia italiana: «Nel nostro Paese – spiega Giorgio Scagliotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia all’Università di Torino – i giovani concludono il proprio iter tra Università e Specializzazione senza aver frequentato corsi, seminari o approfondimenti su questo aspetto che oggi riveste sempre più importanza». Un problema molto diffuso e sentito: secondo un sondaggio condotto in tre oncologie di riferimento, circa il 60 per cento dei clinici ritiene la propria formazione universitaria su questo punto poco adeguata (e un ulteriore 10 per cento per nulla adeguata). continua a leggere
Articolo di Vera Martinella sul Corriere della Sera