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Tumore al polmone: la speranza parte dall’ascolto

Unknown-3-2-e1758638646390Cura, prevenzione, ma anche equità, qualità della vita, ascolto, digitalizzazione, coraggio e soprattutto speranza. Le parole possono fare la differenza, soprattutto se arrivano da un dialogo ‘senza filtri’ con i pazienti e gli oncologi. È la scommessa messa nero su bianco dal libro ‘L’Innovazione che cura. Storie di pazienti con Carcinoma Polmonare’, che descrive i risultati di un’indagine narrativa sul vissuto di persone con diagnosi di tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) e mutazione del gene Egfr.

L’indagine narrativa – promossa con il contributo non condizionante di Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia e Digital Narrative Medicine, in collaborazione con le Associazioni di Pazienti WALCE, Women Against Lung Cancer in Europe, e IPOP, Insieme per i Pazienti di Oncologia Polmonare – è la prima dedicata a persone che stanno affrontando questo tumore che ha diverse peculiarità, come hanno spiegato in un incontro ospitato alla Camera dall’Intergruppo Parlamentare One Health. 

Se i progressi della medicina hanno permesso di aumentare l’aspettativa di vita dei pazienti con carcinoma polmonare portatori della mutazione, occorre promuovere un cambio di paradigma verso un nuovo modello, centrato sulla persona e sulla relazione di cura.

Perché, come hanno spiegato oncologi, pazienti e associazioni, l’innovazione farmacologica deve essere accompagnata da una vera rivoluzione nella modalità di ascolto e presa in carico della persona che si trova a vivere l’esperienza di malattia.

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Tumore metastatico del colon-retto: un manifesto e un corto in tre episodi raccontano bisogni ed esperienze dei pazienti

67daf88328784Più cura, con la promozione di un approccio non limitato al trattamento medico, ma che integri competenze multidisciplinari e risposte personalizzate; più tempo, migliorando le prospettive dei pazienti attraverso la diagnosi precoce e l’accesso all’innovazione terapeutica; più vita, aiutando i pazienti a vivere al meglio tutto il tempo del loro percorso. Nasce con questi obiettivi la campagna di sensibilizzazione sull’esperienza delle persone con tumore metastatico del colon-retto «Più – Più cura. Più tempo. Più vita», promossa da Takeda Italia con il patrocinio di AIIAO (Associazione Italiana Infermieri di Area Oncologica), A.I.Stom. (Associazione Italiana Stomizzati), AMICI Italia (Associazione nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino), Fondazione ANT, Europa Colon – Italia APS, FAVO (Federazione Italiana Delle Associazioni Di Volontariato In Oncologia), ROPI (Rete Oncologica Pazienti Italia), SIPO (Società Italiana di Psico-Oncologia).

Tumori a insorgenza precoce

Il tumore del colon-retto (Crc, colorectal cancer), secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, è la terza neoplasia più diffusa al mondo, con più di 1,9 milioni di nuovi casi e 900mila decessi nel 2022. In Europa, il Crc è stato il secondo cancro più comune nel 2022, con circa 538mila nuovi casi e 248mila decessi. Secondo il Rapporto AIOM AIRTUM «I numeri del cancro in Italia», nel 2024 sono state stimate circa 48.706 nuove diagnosi e sono 442.600 le persone viventi nel nostro Paese dopo una diagnosi di tumore del colon-retto. In Italia la sopravvivenza sta progressivamente aumentando, merito dei programmi di screening, dei miglioramenti della chirurgia e dei progressi delle terapie mediche. Tuttavia, a fronte di una diminuzione delle nuove diagnosi nella fascia d’età tra i 50 e i 60 anni, si inizia a osservare un aumento di questi tumori, ribattezzati early-onset, o tumori a insorgenza precoce, nelle persone giovani-adulte, fra i 20 e i 45 anni.

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dalweb

“Ho un tumore e voglio dirlo a tutti”. Ecco perché si condivide la malattia on line

Giorgia Libero, 23 anni di Padova, è morta ad agosto dopo aver lottato contro un linfoma. Come tanti altri, aveva raccontato la sua malattia sui social network raggiungendo milioni di persone. Siamo partiti dalla sua storia, per capire cosa spinge una persona a parlare di un fatto così privato e doloroso, ma anche perché in tanti leggono e cliccano “Mi piace”. La psico-oncologa: “Fa bene” Continua a leggere