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Cultura, sistema, narrazione: ripensare la cura – Intervista a Marco Testa

image-76-2Marco Testa è cardiologo presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea di Roma, specializzato in cardiologia clinica e molecolare. Docente alla Sapienza Università di Roma, integra l’insegnamento clinico con le Medical Humanities, promuovendo un approccio centrato sulla persona.
Presidente della Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN), si dedica alla diffusione della Medicina Narrativa come pratica clinica integrata, valorizzando l’ascolto attivo, la scrittura riflessiva e la formazione umanistica. Con il suo impegno contribuisce a innovare la relazione di cura, rendendola più partecipata e attenta al vissuto individuale.

Cosa rappresenta per te come medico la medicina narrativa?

Grazie per questa domanda che mi permette di ripercorrere quello che ritengo un percorso di crescita personale e professionale, che parte dai primi anni del corso di laurea e arriva fino ad oggi, fino al mio impegno come presidente della Società Italiana di Medicina Narrativa – SIMeN.

La Medicina Narrativa rappresenta per me innanzitutto un ritorno alle origini più autentiche della professione medica. Come già ci diceva Karl Jaspers alcuni decenni or sono, e da allora sempre di più, la professione medica, sta andando in una direzione ipertecnologica che rischia di portarci a riparare un corpo, anzi spesso solo isolati organi, piuttosto che curare una persona.

La Medicina Narrativa ha permesso a me, e così spero sia anche per molti altri, di ritrovare quella dimensione relazionale che avevo intuito già durante gli anni universitari, quando seguivo i corsi di antropologia medica e bioetica del Professor Sandro Spinsanti, un vero pioniere per l’Italia, e non solo, di una necessaria riacquisizione di anima della medicina. È stata una vera e propria rivoluzione copernicana: aver rimesso al centro la persona mi ha dato nuove motivazioni per la mia professione.

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Alessandria, Festival delle Medical Humanities 2024: “Parola e Relazione”

Screenshot_20241007-182558_All-PDF-ReaderAl via dal 15 ottobre ad Alessandria la quinta edizione del Festival delle Medical Humanities “Iconografia della Salute”, l’evento annuale organizzato dal Centro Studi dedicato del DAIRI – Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione – con il contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo, dedicato alla relazione tra salute, arte e comunità.

Il tema centrale del 2024 sarà “Parola e Relazione”, con un focus sull’importanza dei linguaggi utilizzati da medici, pazienti e familiari per costruire una solida alleanza terapeutica e migliorare il percorso di cura. Sei giornate di incontri, laboratori e attività interattive permetteranno quindi di esplorare come la parola e la relazione possano incidere positivamente sul dialogo tra i diversi attori del sistema sanitario, favorendo un approccio più umano e comprensivo nella cura delle persone. Il programma, che proseguirà fino al 20 ottobre, è molto ricco e vedrà per il primo anno il coinvolgimento di numerose associazioni che da tempo collaborano con l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Alessandria, nonché enti del territorio.

Martedì 15 ottobre vedrà ben due presentazioni di libri: “I microbi salveranno il mondo? Proteggerli per sopravvivere”, di Duccio Cavalieri presso l’Istituto A. Volta di Alessandria alle ore 10, durante la quale interverranno anche Alessio Pini Prato, Direttore di Chirurgia Pediatrica, e Andrea Rocchetti, Direttore di Microbiologia e Virologia, e “La postura narrativa. I modi di essere della cura” di Paolo Trenta alle ore 16 nel Salone di Rappresentanza dell’AOU AL con Davide Dealberti, Direttore di Ostetricia e Ginecologia, Luigi Castello, Direttore di Medicina Interna, e Marco Polverelli, Direttore del Dipartimento di Riabilitazione.

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Premiazione bando SIMeN “Tesi narrative”

bando tesiAppuntamento online il 18 dicembre 2023, dalle ore 14:30 alle 19:00 per la Premiazione del bando della Società Italiana di Medicina Narrativa dedicato alle “Tesi Narrative”.

Durante la cerimonia online saranno presentati gli elaborati e al termine premiate le tesi vincitrici. Un’occasione per riflettere sullo studio e la ricerca sulla medicina narrativa.

 

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“Io sono stato su quel letto prima di te”: pazienti esperti e medicina narrativa digitale

rukÈ un’esperienza estrema, quella dei pazienti esperti di osteosarcoma. Lo raccontano loro stessi nel docufilm “Rukije, un raggio di sole”, lungometraggio vincitore del Festival “Uno sguardo Raro 2022” e proiettato nel Campus Universitario AOU Sant’Andrea di Roma, durante il Seminario “La Medicina Narrativa come risorsa nella cura: engagement delle associazioni dei pazienti e innovazione digitale” tenuto dalla Dottoressa Cristina Cenci all’interno del Corso di Medicina Narrativa del Prof. Marco Testa.

Il documentario, ideato e diretto da Claudia Borioni e Matteo Alemanno, ripercorre, talvolta in maniera cruda e spiazzante, il percorso che ha portato alla creazione dell’associazione di volontariato ODV di pazienti affetti da malattie dell’apparato muscolo-scheletrico all’interno del reparto di Ortopedia Oncologica dell’Istituto Regina Elena di Roma, diretto dal Prof. Roberto Biagini. Continua a leggere

“Il Narratore Ferito”: il bisogno di raccontare la malattia nell’opera di Arthur W. Frank curata da Christian Delorenzo

narratore ferito

È un viaggio nelle narrazioni, quello compiuto dal sociologo canadese Arthur W. Frank nel momento in cui teme di non avere più tempo a causa di una sospetta recidiva del tumore che lo aveva colpito pochi anni prima. Il narratore ferito nasce così, come un’impellente necessità di riunire storie attorno alla malattia, dare voce al corpo e rendergli la sua dimensione essenziale, anche nel racconto.

Il saggio di Frank, uno tra i classici della medicina narrativa, crea un dialogo continuo tra moltissime storie, non senza l’obiettivo etico di una comunicazione che è capace di farsi comunione. “Le persone malate – sottolinea Frank citando Linda Garro – possono aiutare gli altri a capire quello che conta davvero”.

La malattia, dunque, per Frank non è più solo evento accidentale, negativo, da arginare. Ma soprattutto non è una condizione da censurare, qualcosa che viene vissuto esclusivamente in privato e in silenzio, come accadeva invece negli anni Novanta del secolo scorso, quando Il narratore ferito viene pubblicato in prima edizione.

La malattia, per Frank, è parte della storia, in alcuni casi addirittura “occasione”. Sicuramente, inevitabilmente, rappresenta un cambiamento. E non riguarda solo la “persona malata” (non più ridotta a semplice “paziente”), ma coinvolge e modifica anche la realtà circostante.

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