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Medicina narrativa: quando raccontare aiuta a curare

treatment-4099432_1920Un nuovo approccio che unisce cura e racconto
Immagina di entrare nello studio di un medico non solo per descrivere i sintomi fisici che ti affliggono, ma per raccontare la tua storia: emozioni, paure, speranze. E ora immagina che questo racconto diventi parte integrante del tuo percorso di cura, un elemento fondamentale per costruire un trattamento personalizzato. Questo è il cuore della medicina narrativa, un approccio innovativo che sta trasformando la relazione tra medico e paziente. La medicina narrativa si fonda su un’idea semplice ma rivoluzionaria: le parole e le immagini, usate con consapevolezza, possono avere un potere straordinario. Attraverso la narrazione, i pazienti riescono a comprendere meglio la propria condizione, mentre i medici, ascoltando e interpretando le storie, possono prendersi cura non solo della malattia, ma anche di tutti gli aspetti emotivi e sociali che la accompagnano.

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Morire in braccio a ChatGPT

masterNel bel libro Morire in braccio alle grazie del 2017Sandro Spinsanti ci guida nella ricerca della “cura giusta nell’ultimo tratto di strada”, scegliendo come aiutanti le tre grazie della mitologia greca. Eufrosine (“il felice equilibrio”), Aglaia (“la serenità”) e Talia (“la pienezza”).

Eufrosine ci invita ad un  “cambio di passo”, al “giusto equilibrio tra interventi curativi e cure palliative. Ciò richiede il saper cambiare marcia quando la morte è inevitabile. Dall’accanimento terapeutico possiamo aspettarci solo una morte peggiore”. Aglaia riporta al centro l’importanza dell’autodeterminazione e il diritto alle disposizioni anticipate di trattamento, così come sancito anche dalla legge del dicembre 2017. Talia è in cerca di quella cura che consenta “la morte come compimento”, come autodeterminazione finale e non come corpo in braccio al dispositivo medico-sanitario.

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