Medicina Narrativa: lo Storytelling non è solo per i brand!
Ieri, dando una rapida scorsa ai miei vari profili social, ho accolto con grande piacerel’arrivo su LinkedIn di Digital Narrative Medicine, la prima piattaforma digitale dedicata all’integrazione nella pratica clinica della Medicina Narrativa. Ma che cosa si intende per “Medicina Narrativa”?
Conosciamo tutti il termine Storytelling, ovvero, in parole povere, l’arte del narrare; una disciplina molto antica, che dall’ambito puramente letterario si è nel tempo affermata in campo pedagogico/formativo, nel marketing (ormai nei media le “nascite di un’idea a X S.p.A.” e le “esperienze da stagista presso Y S.r.l.” abbondano), e appunto, nella ricerca clinica; quest’ultimo sviluppo, nato negli Stati Uniti, ha come scopo un utilizzo mirato delle tecniche narrative in ambito terapeutico, e sta finalmente iniziando a farsi conoscere anche in Italia.
Come funziona concretamente la Medicina Narrativa?
Non solo dati: il paziente al centro.
Gli studi clinici sono essenzialmente composti dalla raccolta di dati e dalla loro elaborazione, al fine di verificare o confutare una tesi; e quando abbiamo a che fare con questo tipo di informazioni, ci viene spontaneo pensare a test statistici, campioni, varianze… Matematica e ancora Matematica.
Tuttavia, ciò rappresenta solo metà del quadro complessivo: un aspetto non sempre correttamente considerato è la dimensione soggettiva, psico-sociale, delle patologie e dei relativi trattamenti, che per sua natura solo il paziente – eventualmente coadiuvato da familiari e caregivers – può esprimere; il che spesso avviene per mezzo di questionari, testimonianze, veri e propri diari, eccetera.
Accogliere questa realtà e accettarla come parte integrante del processo clinico può produrre una serie di benefici da non sottovalutare:
– maggiore coordinamento tra medici e pazienti;
– più dettagli potenzialmente utili ai fini diagnostici e terapeutici;
– analisi degli effetti psicologici delle patologie e delle relative cure.
Inoltre, a mio parere, la Medicina Narrativa ha il grande pregio di trasformare il malato da oggetto passivo di indagine in un soggetto consapevole e partecipe, mettendolo così davvero al centro della pratica medica: riconoscere l’individualità di ogni singola persona ci porta sulla buona strada per una Medicina sempre più “Patient-Specific“, e quindi sempre più efficace.
Competenze variegate per una disciplina complessa
Un’altra caratteristica affascinante della Medicina Narrativa è il suo essere un punto d’incontro tra discipline Scientifiche e Umanistiche; le due “squadre rivali” si alleano per un obiettivo comune molto importante.
E questo, per noi Opportunity Seekers, è un’ottima notizia: infatti, nel nuovo campo sono richieste competenze diverse, e non è detto che non ci sia posto anche per noi, a prescindere dal percorso accademico/professionale scelto.
Medici, biologi, psicologi, sociologi, esperti di vecchi e nuovi media: le possibilità lavorative non sono affatto poche!
Personalmente, la considero un’opzione molto valida per mettere a frutto tanto la mia Laurea in Bioingegneria, quanto la mia Maturità Linguistica!
E ora, come di consueto, a voi la parola!
Spero che questo mio breve post sia riuscito farvi conoscere, almeno un po’, la Medicina Narrativa; e come sempre mi farebbe piacere ricevere le vostre opinioni: la ritenete una semplice “americanata” oppure una possibilità su cui vale la pena investire? Avete già avuto esperienze nel settore?