Corpo e Narrazioni: l’evento del 3 marzo
La Medicina Narrativa sta riscuotendo sempre più interesse, e non solo da parte del mondo accademico. Lo dimostra la straordinaria partecipazione che ha riscosso l’incontro “Corpo e Narrazioni”, in cui si è illustrato, discusso e raccontato il ruolo di questa metodologia “apolide” (come ha voluto definirla Sandro Spinsanti, tra gli illustri relatori della serata), ancora poco diffusa ma sempre più apprezzata.
Attraverso le parole e le definizioni racchiuse nel primo Dizionario di Medicina Narrativa, Parole e pratiche, un’opera collettiva coordinata da Massimiliano Marinelli, è stato tracciato un percorso pratico e simbolico tra la scoperta della narrazione come possibilità di cura e le sue infinite declinazioni.
Introdotto e condotto da Marco Stancati, docente di Scienze della Comunicazione a La Sapienza, l’approfondimento ha riguardato differenti aspetti dello studio e dell’applicazione della Narrative Medicine, termine ufficialmente coniato negli Stati Uniti da Rita Charon alla fine degli anni ’90. Stancati ha inoltre ricordato la valenza dell’agenda del paziente, definita come l’insieme delle ragioni che lo hanno portato davanti al medico.
Stefania Polvani, presidente della Società Italiana di Medicina Narrativa, ha evidenziato la parola “Cura” come parola chiave di un processo che non riguarda solo medico e paziente, ma coinvolge tutti, anche la cittadinanza e le istituzioni. La cura comprende ogni aspetto delle relazioni e assume un ruolo determinante nel momento in cui si ha la necessità di rivolgersi ad un luogo di cura. La diffusione crescente in Italia, negli ultimi anni, della Medicina Narrativa come metodologia d’intervento nei diversi ambiti clinici, è qualcosa di cui sentirsi soddisfatti e che va a vantaggio di tutti.
Il curatore del Dizionario, Massimo Marinelli, docente all’Università Politecnica delle Marche e direttore del Centro Studi SIMeN, ha definito la Medicina Narrativa come una delle risposte all’interrogativo che separa la tecnomedicina, la medicina scientifica, dalle scienze umane e sociali. La funzione narrativa che la medicina riconosce, orienta la cura verso la persona, ne ribadisce l’entità e migliora l’esito delle cure.
Maddalena Pelagalli, vicepresidente SIMeN, ha raccontato, con un delicato esempio di vita vissuta in prima persona, come l’approccio tra medico e paziente, e tra medico e familiari, possa influire sull’intero percorso di cura, e come la Medicina Narrativa sposti la prospettiva dalla malattia sulla persona.
Enrico Pozzi, PSI e direttore della rivista Il Corpo, di cui ha presentato il nuovo numero, ha creato un caleidoscopio di prospettive in cui poter osservare le differenti rappresentazioni del corpo e della sua narrazione. Il corpo è quel luogo, ha raccontato, dove i sapienti, o gli scienziati che dir si voglia, si mangiano tra loro, perché il corpo è sempre eccentrico, polimorfo, e sfugge a ogni narrazione che tenti di esaurirlo perché, in realtà, non vuole essere risolto.
Sandro Spinsanti, una delle voci più autorevoli del panorama italiano in termini di Medicina Narrativa, ha tracciato un percorso per tentare di dare una collocazione a questa metodologia, che si colloca come un apolide tra le diverse discipline e allo stesso tempo può appartenere a ognuna di esse, e tra esse crea un legame. Tra le definizioni preferite da Spinsanti, vi è quella che Paolo Trenta, presidente OMNI, ha dato della ‘postura’: quell’atteggiamento abituale con cui la persona comunica con il mondo e definisce il suo modo di essere. Spiega Spinsanti che per ogni medico arriva, prima o poi, il momento di decidere che medico essere, un buon medico o un medico buono. Un bivio in cui bisogna scegliere che tipo di atteggiamento, quindi che postura, assumere. È questo il momento in cui la Medicina Narrativa fa la differenza.
Maria Cecilia Cercato, epidomiologa oncologa IFO, che ha applicato la piattaforma DNM, ha riportato i risultati della propria esperienza sul campo e sottolineato l’importanza e la necessità di un cambiamento culturale, di una formazione che comprenda una vera e propria educazione alla narrazione, che valorizzi la soggettività, che indaghi quali sono le resistenze da parte dei curanti, che ridefinisca contesto e valori.
Oriano Mecarelli, neurologo presidente della Fondazione LICE, ha raccontato i lavori della fondazione in materia di narrazione dell’epilessia, evidenziando come, oltre ai risultati per medico e paziente in termini di cura, questo risulti utile a superare alcune barriere socioculturali e l’accettazione della malattia da parte degli altri.
Vincenzo Padiglione, antropologo e docente de La Sapienza, ha infine regalato una riflessione sulle diverse modalità in cui è possibile percepire e creare una narrazione. Osservando gli armadietti dei pazienti, ha raccontato, si può scoprire molto sulle persone e sul modo di affrontare la malattia. Negli armadietti, ha detto, si nascondono delle incredibili risorse.
Un simpatico intervento da parte di Marco Corazza, vicepresidente dell’associazione Rukije, ha infine reso alla platea il senso concreto del percorso, delle parole e delle pratiche di Medicina Narrativa che dal Dizionario diventano applicazione reale nel quotidiano, regalando alla chiusura dell’incontro una dimensione esterna già attuale.
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