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Tumore, in un libro le storie dei pazienti che ce l’hanno fatta. “A volte basta un sorriso”

Le nostre storie raccoglie le testimonianze di pazienti oncologici. Alcuni di loro hanno dato vita all’Associazione “Rukije – Un raggio di sole Onlus” che opera presso il reparto di ortopedia Oncologica dell’Istituto Regina Elena di Roma e porta ai malati un messaggio basato sulla loro esperienza.

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Articolo di Irma D’Aria su Repubblica

Una parola di conforto. Un sorriso. Una pacca sulla spalla. Tutti gesti che dovrebbero servire a infondere speranza e dare coraggio a chi sta passando un brutto momento a volte rischiando anche la vita. Gesti e parole che nascono da un’esperienza diretta perché arrivano da chi quel brutto momento lo ha già passato e magari superato. Ed è per questo che il messaggio arriva al destinatario con una forza diversa che è quella della verità. La forza della testimonianza diretta è alla base dei progetti di medicina narrativa, una modalità innovativa ed efficace di affrontare la malattia attraverso cui le persone, raccontando le loro storie, diventano protagoniste del processo di cura. Ed è un piccolo esperimento di medicina narrativa anche il libro “Le nostre storie” realizzato da “Rukije – Un raggio di sole Onlus”, Associazione pazienti oncologici dell’apparato muscolo-scheletrico che opera presso il reparto di ortopedia Oncologica dell’Istituto Regina Elena di Roma.

Persone che ce l’hanno fatta. “Ricordo quando il primario dell’ospedale tedesco nel quale ero ricoverato tentava di rassicurarmi raccontandomi dei progressi tecnologici fantastici compiuti nel campo dell’ortopedia e sicuramente mi ha aiutato” racconta nell’introduzione al libro Alex Zanardi, il pilota di Formula 1 che perse le gambe a causa del tragico incidente del 2001 sul circuito tedesco del Lausitzring. “Ma poi pensavo: si, però questo, alle cinque, toglie il camice e va a casa sulle sue gambe! E’per questa ragione che poi, quando ho incontrato il primo amputato bilaterale di coscia come me, che in piedi, sulle sue protesi, mi raccontava di avercela fatta, che era stata dura ma che un modo l’aveva trovato…. Bèh, il suo linguaggio era certamente meno raffinato e carico di termini tecnici precisi come quello del Professore, ma caspita, quanto più credibili le sue parole suonavano alle mie orecchie”. Nel libro dell’Associazione Rukije c’è proprio questo: non storie scritte da primari ma di persone che ce l’hanno fatta. Persone cui il destino ha tolto qualcosa, a cui, a chi più a chi meno ha rubato del tempo. “Ma queste stesse persone sono riuscite a rialzarsi e questo è un fatto, non una finta storia raccontata per consolare. Loro sono l’indubitabile testimonianza che un modo esiste e che per trovarlo, in fondo, non esistono segreti particolari, bisogna solo volerlo davvero” racconta Zanardi. continua a leggere