Se la medicina narrativa aiuta anche i dottori
Nel corso del meeting di Chicago si è parlato di burnout. E di come lo storytelling possa aiutare gli oncologi ad alleviare lo stress e la sofferenza emotiva legati al lavoro LO SPECIALE ASCO 2017
Di Tina Simoniello, La Repubblica.it
Raccontarsi. Narrarsi. Scrivere di sé e della propria vita, che qualche giorno è davvero troppo vicina alla morte. Scrivere testi e leggere quelli dei colleghi, per riflettere insieme sul proprio lavoro. Per condividere i successi contro la malattia, sempre più frequenti, ma soprattutto per alleviare, scrivendo o leggendo, l’esaurimento emotivo, la sofferenza psicologica, il senso di demotivazione, frustrazione e isolamento. In una parola il burnout che accompagna la professione del medico, e in particolare quella degli oncologi, visto che 70 volte su cento ne mostrano i sintomi.
Leggere e scrivere, per riflettere e migliorarsi. Anche di questo si è parlato al meeting annuale dell’Asco, l’Associazione degli oncologi americani, nella educational session “Narrazione come fonte di riflessione personale e mezzo di cambiamento sociale“. “Ci connettiamo con le persone leggendo le loro esperienze”, ha detto Jane Lowe Meisel, del Cancer Winship Institute di Atlanta in Georgia e session chair. “La questione del burnout in oncologia – ha aggiunto – è che dobbiamo pensare a come sostenere noi stessi dal punto di vista emotivo”. E scrivere testi o leggere testi di colleghi è un modo per farlo, sembrerebbe.
Questione (anche) di efficienza. Ma è davvero soltanto una attività catartica, liberatoria, comunicare attraverso la narrazione? Raccontare storie è proprio solo un sistema per riflettere e per sentirsi in relazione con altri colleghi che come rischiano di consumarsi, bruciarsi (questo significa alla lettera burnout)? È certamente questo, ma anche qualcos’altro che riguarda i pazienti. “Se non facciamo qualcosa per affrontare le emozioni complesse e i dilemmi etici con cui ci confrontiamo ogni giorno, le probabilità di burnout aumentano e anche anche le probabilità di essere inefficienti”, ha riferito Lidia Schapira, della Stanford University School of Medicine, nonché caporedattore di Cancer.Net il sito web di Asco per i pazienti. continua a leggere