NAME Piemonte: i risultati del progetto regionale di Medicina Narrativa
Si è tenuta ieri venerdì 12 luglio la conferenza stampa dedicata ai risultati del progetto NAME sviluppato dalla Regione Piemonte che ha previsto 6 laboratori di medicina narrativa in 4 poli della regione: Torino, Cuneo, Alessandria e Novara.
NAME è un progetto di formazione e ricerca che ha come obiettivo quello di validare l’efficacia della Medicina Narrativa e a valutarne l’impatto nella pratica clinica, focalizzandosi sulla relazione tra professionisti della cura e persone assistite. Il progetto è stato sviluppato dal DAIRI R (diretto da Antonio Maconi), dal Centro Studi per le Medical Humanities dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria (direttrice Mariateresa Dacquino) e dalla Società Italiana di Medicina Narrativa – Simen (Stefania Polvani e Giovanni Melani), in collaborazione con l’Istituto di Management, Scuola Superiore Sant’Anna (gruppo di studio di Giuseppe Turchetti e Ilaria Palla) e il coordinamento operativo di Apertamente (Giulio Bigagli).
Il lavoro, che ha previsto un anno di formazione e ricerca, è stato introdotto da Franco Ripa, Direttore del Settore Programmazione dei servizi sanitari e socio-sanitari della Regione Piemonte, che ha sottolineato come NAME punti a migliorare il sistema sanitario regionale, ma non solo. Infatti il progetto è stato presentato come un modello standardizzabile e pertanto replicabile per la misurazione d’impatto delle iniziative di Medicina Narrativa.
Dello stesso avviso è Giovanni Melani, Responsabile nazionale per i rapporti Istituzionali in SIMeN, per il quale NAME ha avuto il grande merito “di essere il primo programma di medicina narrativa misurabile mediante l’utilizzo di metriche e il primo a divenire standardizzabile“. Melani ha sottolineato inoltre che tutto questo va al di là della definizione di medicina narrativa, per abbracciare l’idea di una “salute narrativa”, prendendo le mosse dalla definizione di salute data dall’OMS, che include gli aspetti fisici, psicologici, sociali ed economici.
La Direttrice del Centro Studi di Medical Humanities Mariateresa Dacquino ha poi presentato i risultati del progetto, che ha sviluppato 6 laboratori in 4 città, 96 ore di formazione totali e il coinvolgimento di 119 professionisti e 12 tra docenti e facilitatori, avendo come risultato la presentazione di oltre 50 lavori.
Tre sono stati i KPI condivisi per misurare l’impatto della Medicina Narrativa del contesto di cura, e tutti hanno riportato risultati positivi: si tratta del miglioramento dell’aderenza terapeutica e della concordanza per i pazienti; della riduzione di conflittualità tra professionisti sanitari, tra pazienti e professionisti e tra questi ultimi e caregiver; infine, l’integrazione dei PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) con gli strumenti della Medicina Narrativa, quali ad esempio diari narrativi digitali. In tutti e tre gli ambiti, c’è stato un incremento positivo al tempo T2, fine del percorso, rispetto al T0, che segnava l’inizio del progetto.
Tra gli esempi riportati nel corso della conferenza stampa, l’utilizzo delle metodologia di Medicina Narrativa nell’ambito del trattamento della fibromialgia (Cuneo), per il quale si prevede una nuova fase di lavori, e un progetto nell’area Ginecologia e Ostetricia per la gravidanze a rischio. Quest’ultimo, come ha spiegato Mariateresa Dacquino, ha previsto l’ausilio del diario narrativo digitale, “in grado di raccogliere ulteriori elementi importanti ad esempio sulla su qualità di vita altri elementi di contesto che non emergono normalmente nel corso del colloquio classico tra paziente e team di cura”.
Per ulteriori informazioni leggi il comunicato stampa dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria