La Medicina narrativa e le nuove tecnologie si incontrano per dare voce al paziente nella valutazione dei percorsi assistenziali e nella pratica clinica

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Articolo a cura di C. Gatteschi e F. Ierardi su www.ars.toscana.it

La medicina, le evidenze scientifiche e la narrazione: un’integrazione necessaria


Con l’affermarsi della Evidence Based Medicine (EBM) la tendenza è stata quella di standardizzare e ottimizzare le procedure di scelta medica a spese dell’intuito clinico e delle preferenze dei pazienti.

Guardare alla cura e alla malattia solo da un punto di vista biologico fornisce una visione incompleta, poiché alcuni fenomeni non sono spiegabili esclusivamente in termini scientifici. È a partire da questa consapevolezza che si risveglia una maggiore attenzione per il particolare, per la soggettività della persona, per l’esperienza di vita dei pazienti e per le loro storie di malattia. Su questi presupposti si innesta la medicina narrativa (Narrative Based Medicine – NBM), secondo la quale la pratica clinica, essendo un sistema culturale, è fondata su credenze, simboli e valori dotati di un significato sociale e individuale ed è in base ad essi che la malattia viene interpretata sia sul piano soggettivo-esperienziale sia su quello clinico.

La narrative non si pone in antitesi con la evidence; piuttosto vuole rappresentare il mediatore tra il carattere generale e universale delle categorie cliniche e la particolarità e specificità dell’esperienza individuale, tantoché i più recenti approcci utilizzano il termine Narrative Evidence Based Medicine (NEBM) per sottolineare tale integrazione. Anche l’Italia abbraccia questo approccio con la Consensus Conference del 2015: “(…) La Medicina narrativa (NBM) si integra con l’Evidence Based Medicine (EBM) e, tenendo conto della pluralità delle prospettive, rende le decisioni clinico-assistenziali più complete, personalizzate, efficaci e appropriate” (Conferenza di consenso ISS, 2015). Continua a leggere