Un test per scoprire con precisione chi rischia il suicidio
Analisi del sangue e app per intervenire in tempo
Analisi del sangue e app per intervenire in tempo
Un’ambulanza. Un lettino. E una dottoressa dai capelli rossi e lo sguardo di chi sa ascoltare. Niente flebo, defibrillatori e bombole di ossigeno però: qui le urgenze si curano a colpi di versi letterari. E’ il “Pronto soccorso poetico”, il presidio sanitario per l’anima da duemila pazienti all’anno, ideato da Deborah Alma, scrittrice inglese che a bordo di un’ autolettiga degli anni ’70 acquistata su eBay viaggia da nord a sud della Gran Bretagna prescrivendo poesie contro il mal di vivere. Continua a leggere →
Prendiamo l’ascensore, scendiamo al piano -2 dell’ospedale e lì troviamo il mondo di vetrini dell’anatomo-patologo, tanto centrale nella diagnosi e nel follow up del paziente oncologico, quanto spesso invisibile. Continua a leggere →
A small group of third-year medical students and interdisciplinary faculty sit around a table. The students look weary—stethoscopes slung around their necks, white coats slightly rumpled, pockets overflowing with smartphones, pens, scraps of paper, a half-eaten candy bar. They are not sure what to expect, but they are glad to sit down. Continua a leggere →
Few families are prepared when a baby dies prior to delivery. Here, parents who have navigated this difficult experience shared their insights. continua a leggere
Articolo di Eleni Michailidis su The New York Times
Una corretta informazione, insieme a un buon rapporto fra medico e paziente, importante quanto una vera e propria medicina. Ma l’Italia è arretrata Continua a leggere →
Scrive Eric Topol: “With approximately two billion users worldwide, smartphones are the most rapidly adopted technology in the history of man […] We are about to see a medical revolution with little mobile devices”. Continua a leggere →
The film “Thank You for Playing,” which premièred at this year’s Tribeca Film Festival, follows a young father who is making a video game about his terminally ill child. Joel Green was diagnosed with terminal cancer in 2010, at the age of one. By the time the film’s directors, David Osit and Malika Zouhali-Worrall, first met him, in early 2013, Joel’s young body had been subject to more than three years of surgery and chemotherapy. The tumors had left him partially deaf and blind. At one point, he had to relearn how to walk. Other families might document and express a similar experience through photographs, home videos, written diaries, or poems. But Joel’s father, Ryan Green, is a video-game developer, and he decided to bring narrative order to the devastating chaos of his son’s illness using the medium he knows best.
Video games often provide a form of escape, both for their players and, at times, for their designers. But for Green “That Dragon, Cancer,” as his game is called, served an opposite purpose—as a way to invite others to share his real-life experience. An early demo of the game, released a few months after Green and his friend and development partner Josh Larson began work on it, in November of 2012, held nothing back in its depiction of the family’s plight. In one vignette, you sit, as Green once did, in a hospital room, which is quiet apart from the hum of inscrutable machines and Joel’s haunting screams. The game’s style is impressionistic (there are no features, for instance, on the face of Joel’s avatar), but the effect of a baby’s cries is undiminished in a virtual world. In video games, we have grown used to confronting the problems their designers present and solving them with relative ease, often via a gun’s sights, a shunted block, or a virtual key. In this scene, the problem is inescapable, and the sense of anguish when your attempts to calm Joel fail is grimly authentic. As the young boy bangs his head against the rails of his narrow cot, you hunt in vain for a button that might make it all stop. continua a leggere
Articolo di Simon Parkin su The New Yorker
Medici, infermieri, farmacisti, compagnie assicurative, fornitori del Sistema sanitario nazionale, aziende farmaceutiche, ricercatori, pazienti, pubblica amministrazione e adesso anche informatici, aziende ICT e TLC: il sistema della salute digitale è un organismo in via di sviluppo ma già complesso e articolato. La salute dei cittadini, la sostenibilità economica e sociale del Ssn e lo sviluppo di tecnologie sempre più innovative e all’avanguardia dipendono dal consolidamento della ‘via digitale’ alla sanità. Un consolidamento possibile solo a partire da una reale comprensione del tema e da un dialogo inclusivo delle opinioni di tutti gli attori in gioco.
Proprio con l’obiettivo di favorire dibattito e divulgazione nasce S@lute, il primo Forum della Sanità Digitale, promosso dall’Agenzia ricerche innovazione società (Aris) e Osservatorio Netics.
“Il successo di grandi piattaforme di comunicazione – come Festival dell’Energia e Osservatorio Nimby Forum, che da anni fanno parte del nostro carnet di iniziative speciali – conferma che business community e opinione pubblica condividono un’esigenza forte: andare a fondo delle questioni, superando i luoghi comuni e intavolando un confronto trasparente e aperto. Il tema della sanità digitale è al crocevia dello sviluppo di questo Paese e siamo certi raccoglierà l’interesse di un pubblico numeroso e partecipe”, commenta Alessandro Beulcke, presidente di Aris. continua a leggere
Articolo di Quotidiano Sanità
Mettere ordine nella giugla delle App mediche. E in tempi brevi pervenire ad adeguamenti normativi riguardo al loro monitoraggio, produzione, distribuzione e utilizzo nell’ambito della salute. Con questi obiettivi si è svolta presso il ministero della Salute, Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico, la riunione di insediamento del tavolo di lavoro sulla mobile health. Lo annuncia una nota del ministero.
«Tale gruppo istituito dalla ministra Beatrice Lorenzin – spiega la nota – lavorerà per la tutela della salute dei cittadini in relazione alla diffusione della cosiddetta mobile health (mHealth) ovvero la pratica della medicina supportata da dispositivi mobili come Pda e telefoni cellulari mediante l’utilizzo di applicazioni specifiche progettate per finalità mediche (med apps) quali la raccolta di dati clinici, trasmissione di informazioni sullo stato di salute al personale medico o agli stessi pazienti ». continua a leggere
Articolo del Sole 24 Ore – Sanità