Addio alla conveyor-belt medicine, la nuova cura è narrativa

La cura non può essere una catena di montaggio dove ogni problema è gestito da un singolo specialista, ignorando l’intera e complessa storia del paziente. Fabrizio Elia, medico dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, intervistato da Sandro Iannaccone di Omni news – Il giornale della medicina narrativa italiana, ci spiega perché l’Evidence based Medicine ha bisogno di narrativa.

Articolo di Sandro Iannaccone su Omni News

Non solo test, protocolli e procedure standardizzate. La cura non può funzionare come una catena di montaggio dove ogni problema è gestito da un singolo specialista, ignorando l’intera e complessa storia del paziente. “La medicina deve recuperare la dimensione relazionale, utilizzare gli strumenti narrativi”, dice Fabrizio Elia, medico dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino.

Insieme al collega Franco Aprà, Elia è autore di un articolo sul New England Journal of Medicine che denuncia i limiti dell’approccio medico di tipo conveyor-belt (letteralmente “nastro trasportatore”) e la necessità di una visione di insieme sulla persona in cura: una conoscenza possibile solo con un approccio narrativo.

Per il bene del curato ma anche del curante e, in definitiva, dell’intero sistema sanitario, chiamato oggi a rispondere alle nuove esigenze di salute di una società che invecchia, prima fra tutte la gestione della cronicità.

Omni News ha raggiunto Elia per farsi raccontare cosa non va nella medicina moderna e perché pensa che la medicina narrativa sia la soluzione. Ecco cosa ci ha raccontato… Continua a leggere